Friday, July 10, 2009

isramart : Emissioni di CO2 in Italia

isramart news:
Il Rapporto Enea 2005 presenta un quadro contrastante sulle emissioni climalteranti: diminuiscono gli inquinanti tradizionali, ma aumentano le preoccupazioni per il settore trasporti

Il rispetto degli impegni previsti dal Protocollo di Kyoto costituisce un obiettivo particolarmente impegnativo e problematico per l’Italia. L’ultima conferma arriva dal Rapporto annuale Energia e Ambiente realizzato dall’ENEA, presentato il 2 febbraio scorso a Roma. Nel rapporto si rileva che, in presenza di una crescita dei consumi energetici dell’1,2% nel 2004 (allineata all’aumento del Prodotto Interno Lordo), le emissioni in atmosfera dovute al settore energetico manifestano in Italia due andamenti tra loro divergenti.

Da un lato, infatti, prosegue la diminuzione delle emissioni degli inquinanti tradizionali per merito di una maggiore diffusione di sistemi avanzati di abbattimento e dell’utilizzo di combustibili più “puliti”. Dall’altro aumentano le emissioni di CO2 che rappresentano - nell’ambito dei gas serra - le emissioni più significative tra quelle addebitabili ai sistemi energetici.


Il peso delle emissioni italiane in Europa

Riguardo alle emissioni di CO2, il peso esercitato dall’Italia nel contesto europeo mette in luce la “sofferenza” con cui il nostro Paese sta conducendo i suoi sforzi per ottenere risultati sul piano del contenimento delle emissioni. Se si considera il periodo 1990-2003, le stime elaborate per l’Europa a 15 indicano, con riferimento al sistema energetico, un aumento di 121 Mt (milioni di tonnellate) di anidride carbonica, pari a un incremento del 3,8% rispetto all’anno base. Nello stesso periodo l’Italia è passata dai 403 Mt del 1990 ai457 del 2003, con una differenza di 54 Mt, che assorbe da sola il 44,6% dell’intero aumento europeo.

Stando a queste cifre, l’Italia rischia di occupare gli ultimi posti in Europa per il conseguimento degli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto. I dati diffusi dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, confermano la rilevanza del peso emissivo acquisito dal nostro Paese: tra i 15 Paesi membri, occupiamo la terza posizione in termini di quantitativi assoluti di CO2 immessa in atmosfera dai sistemi energetici, alle spalle di Germania e Regno Unito. Tradotto in termini percentuali, questo risultato indica una quota pari al 14% dell’intero contributo europeo.

Certo, l’Italia non è il solo Paese a “frenare” sull’obiettivo del contenimento delle emissioni. Anche Spagna, Francia e Grecia hanno messo in mostra aumenti significativi di emissioni di CO2 in termini assoluti, mentre altri Paesi, come Portogallo e Irlanda, hanno addirittura fatto registrate aumenti ancora più elevati in termini percentuali. Ma è soprattutto in Italia che il concorso delle azioni messe in atto per contrastare i cambiamenti climatici rischia di essere assai poco incisivo a causa del limitato spettro delle opzioni disponibili per agire sul mix energetico.

Ai fini del raggiungimento degli obiettivi europei – si osserva nel Rapporto ENEA – l’Italia resta, insieme alla Spagna, il Paese più critico, quello cioè maggiormente bisognoso di politiche capaci di incidere concretamente sulla riduzione delle emissioni del settore energetico.


Il nodo dei trasporti

Come si presenta in dettaglio la situazione delle emissioni di CO2 nel nostro Paese? L’analisi dei diversi macrosettori aiuta a comprendere i risultati odierni e le evoluzioni in atto. Delle 457 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse in atmosfera di cui è stato responsabile nel 2003 il settore energetico, circa il 35% va addebitato alla produzione e trasformazione dell’energia, il 27,6% va riferito ai trasporti, mentre la quota rimanente va divisa in parti pressoché uguali tra le industrie manifatturiere, le costruzioni e il complesso degli altri settori (terziario, agricoltura, domestico).

L’esame dell’andamento di questi macrosettori dal 1990 al 2003 evidenzia come siano aumentate significativamente, sia pure con andamento altalenante, le emissioni dal settore della produzione e trasformazione; mette altresì in luce come abbiano fatto invece segnare un incremento costante privo di oscillazioni le emissioni provenienti dal settore dei trasporti.

Dal confronto dei dati di fine periodo con quelli dell’anno base, risulta che è proprio il settore dei trasporti ad aver avuto l’incremento più consistente (+23,7%), seguito dal settore della produzione e trasformazione energetica (+21%), mentre non trascurabile è stato anche l’aumento del settore residenziale e terziario (+10%). In pratica, a far registrare una contrazione del livello di emissioni è stato soltanto il settore delle industrie manifatturiere e delle costruzioni (-3,3%), ma questa riduzione – si osserva nel rapporto ENEA – è dovuta solo in parte al miglioramento delle tecnologie impiegate e alla migliore efficienza energetica raggiunta, avendo qui giocato un ruolo importante anche la crisi produttiva di alcuni comparti industriali.

Sulla base di questi dati risulta evidente come sia necessario invertire la tendenza nei settori delle industrie energetiche e dei trasporti se si vuole raggiungere l’obiettivo di riduzione assegnato all’Italia. Ma in questi settori - si afferma nel Rapporto ENEA - le aspettative non possono che essere diverse: nel settore della generazione di energia è ancora possibile ottenere risultati significativi dal completamento del processo di liberalizzazione e dall’entrata in funzione di nuove e più efficienti centrali di produzione (ad esempio, dal 1990 ad oggi Enel ha ridotto le emissioni diCO2 per kWh netto di circa il 16%, con riferimento alla produzione totale netta di energia elettrica); nel settore dei trasporti, invece, non si intravedono a breve termine evoluzioni positive. Le nuove tecnologie ipotizzate nel settore dei trasporti sono, infatti, lontane dalla loro introduzione e diffusione, mentre l’ulteriore miglioramento di quelle già introdotte potrà portare benefici parziali che rischiano di essere rapidamente vanificati dall’aumento del parco circolante e delle percorrenze medie.