Isra Mart notizze:
Green economy, alle imprese servono nuovi modelli produttivi
Ecologia, efficienza, energia verde: questi concetti sono sempre più al centro delle strategie aziendali, come insegna il distretto tessile di Prato
Efficienza energetica, riduzione della CO2, prodotti ecologici: sempre più spesso le aziende devono concentrarsi sui temi ambientali per ottenere nuovi vantaggi economici. Non si tratta solo di rispettare le direttive europee per il 2020 e il Protocollo di Kyoto, ma anche di modificare il Dna delle imprese, investendo nelle fonti rinnovabili, nel diminuire i consumi energetici e le emissioni inquinanti, nel creare prodotti e tecnologie con un'impronta più verde. Sul come gestire questi problemi di “green economy”, si è discusso in un recente convegno organizzato a Milano da Tüv, uno dei principali gruppi indipendenti di certificazione a livello mondiale.
1/Fotovoltaico: efficienza e qualità della filiera
Un modo per aggiungere valore alle proprie attività è ragionare in termini più estesi del semplice binomio aumento della produzione/abbassamento dei costi. Per esempio nell'industria del solare fotovoltaico, dove le imprese sono costantemente impegnate a migliorare l'efficienza dei pannelli. Francesca Montemagno, responsabile Comunicazione e marketing di Renergies Italia, ha ricordato che l'azienda investe il 10% del suo fatturato in ricerca e sviluppo e che ci sono diversi fattori essenziali per crescere in un settore competitivo come quello del fotovoltaico. Bisogna considerare la qualità dell'intera filiera, dall'approvvigionamento del silicio alla fabbricazione dei pannelli, senza dimenticare la certificazione dei tecnici che installano gli impianti e lo smaltimento dei moduli. Il riciclo dei vecchi pannelli è spesso trascurato, ma tra una decina d'anni diventerà un anello indispensabile per assicurare che tutta la catena industriale sia davvero rispettosa dell'ambiente. Perciò Renergies ha aderito all'associazione Pv Cycle, che sta già pensando a come smaltire i moduli dismessi quando i primi impianti, installati negli anni '90, dovranno sostituire i pannelli (progettati per funzionare mediamente una ventina d'anni).
2/Il distretto di Prato punta sull'ecologia
Il concetto di sostenibilità si può applicare anche al principale modello industriale italiano, quello dei distretti produttivi. L'esempio arriva da Prato: il distretto del tessile (oltre 7mila imprese con 40mila addetti), sempre più minacciato dalla concorrenza cinese e di altri Paesi extra europei, ha deciso di rinnovare la propria identità con il marchio (certificato da Tüv) “Cardato regenerated CO2 neutral”, promosso dalla locale Camera di commercio. È uno dei primi passi per creare un distretto ecologico, intervenendo anche su altri fronti: depurazione dell'acqua utilizzata nelle lavorazioni tessili per impiegarla nuovamente nel ciclo produttivo, installazione di pannelli fotovoltaici sui capannoni e km zero per accorciare i percorsi dei mezzi di trasporto. Il cardato rigenerato è un prodotto ecologico, ottenuto per almeno il 70% da abiti usati, stracci e scarti di lavorazione; inoltre, i produttori membri annullano le loro emissioni di CO2 (dirette e indirette, calcolate da Tüv) acquistando certificati verdi. Ogni anno, il distretto di Prato ricicla 22mila tonnellate di materiali tessili, risparmiando (rispetto alla stessa quantità di fibra vergine) 60 milioni di Kw di energia, 500mila metri cubi d'acqua e 300 tonnellate di coloranti.